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TIA Janus

Željko Đurić
(Facolta` di filosofia, Nikšić)

La polemica tra
Miloš Crnjanski e Marko Car

Un episodio della vitta letteraria serba tra le due guerre

Quando Miloš Crnjanski venne a sapere che il suo libro di viaggi sulla Toscana, consegnato alla redazione della casa editrice SKZ, la piu` prestigosa dell’epoca, e` stato respinto in base alla recensione negativa di Marko Car, decise di reagire. In una lettera aperta chiese che la recensione negativa venisse pubblicata; i giornali di Belgrado notarono "che era stato il primo caso in assoluto che uno scrittore avesse espresso il suo dissenso con la valutazione del prorio lavoro". Sulle pagine del quotidiano "Vreme" ebbe allora inizio la polemica tra Miloš Crnjanski, uno dei maggiori rappresentanti della giovane letteratura serba, e Marko Car, critico e grande conoscitore soprattutto della cultura italiana. La polemica si protrasse nei primi mesi del 1928; oltre i protagonisti vi presero parte anche altri nomi importanti della cultura dell’epoca.

Gli autori che finora si sono occupati di quella polemica (Milan Bogdanović e Olga Stuparević) sono dell’opinione che Crnjanski vi abbia commesso un errore accettando la polemica sull`esattezza di alcuni fatti della cultura italiana, contestata da Car, invece di spiegare i principi della sua nuova poetica, di stampo espressionista, che a quel libro di viaggi, pubblicato poi nel 1930 con il titolo Amore in Toscana ha assicurato un altissimo valore artistico. Milan Bogdanović scrive, ad esempio, “che i dati storici sono di poca importanza e non influiscono minimamente sul valore letterario del libro"[1]. Olga Stuparević, a sua volta, esprime questo giudizio:

La polemica di Crnjanski aveva un senso come critica delle istituzioni letterarie e di alcune loro autorita`, immersi nella tradizione, contrari alla diffusione delle nuove idee letterarie. Ma la polemica di Crnjanski rappresenta anche un’occasione mancata per esporre la motivazione letteraria del nuovo modo di scrivere, per spiegare i principi della propria poetica; per dire, cioe`, che l’opera respinta rappresentasse un’opera di autentica poesia, espressione di un’esperienza tutta interiore, che in cio` appunto consistesse il valore e la novita` principale; e che, di conseguenza, tutti i dati documentari riguardanti la storia dell’arte, con tutta la loro esatteza impeccabile non ne rappresentassero che solo uno strato di importanza quasi trascurabile.[2]

La letteratura critica sull’Amore in Toscana di Miloš Crnjanski e` sorprendentemente scarsa. Oltre alle recensioni fatte dai suoi contemporanei in giornali e riviste, ben pochi sono gli scritti dedicati proprio a quella sua "nuova poetica". Cosi`, nella raccolta di studi dedicata a Crnjanski e pubblicata nel 1972, troviamo un saggio di Marko Nedic, sulla prosa di viaggi del nostro; ci si descrivono i caratteri generali di tutti i suoi testi appartenenti a questo genere, le techiche che usa Crnjanski per interiorizzare al massimo il proprio linguaggio poetico, il cambiamento dei registri stilistici, le analogie con la sua produzione poetica precedente (soprattutto con la famosa fase "sumatraistica" delle poesie e del romanzo breve Dnevnik o Čarnojeviću). Solo poche pagine parlano esplicitamente dell’Amore in Toscana; Marko Nedic vi sceglie e commenta alcuni brani eminentemente lirici; sulla posizione che occupano i fatti documentari il critico serbo si esprime in questi termini:

Del suo testo Crnjanski non tende a rappresentare fatti concreti e rapporti reali, ne` di fornire dati precisi che oggettivamente esistono o si svolgono in sua presenza, anche se, tenendo conto del genere letterario prescelto, lo poteva ben fare; egli, al contrario in primo luogo fa emmergere la sua esprerienza interiore della realta`, che spesso per questo e` solo indirettamente collegata ai fenomeni che l'hanno provocata.

Le stesse qualita` di prosa lirica incontriamo in molte pagine dell’Amore in Toscana...

I frammenti delle stesse caratteristiche e degli stessi significati se ne trovano in ogni pagina del libro..[3]

In un altra raccolta di saggi, sempre dedicata a Crnjanski, del 1996, c’e` solo un testo, piuttosto breve, che tratta sia del libro di Crnjanski che della polemica con Marko Car. L’autrice, Olga Stuparević, ci offre un riassunto della sostanza lirica dell’Amore in Toscana; ne vengono descritte "le tre tappe spirituali" di "quel viaggio in profondita`", si arriva a concludere che in quel libro:

Tutto e` collegato, e tutti i legami ci sono dentro, e il loro nome e l’amore. Cosi` si chiude il circolo della soggettivita` di questo libro di viaggi, le cui tappe non sono altro che i gradini di un’interiorizzazione che portano sempre piu` in profondo.

C’e` bisogno di dire, poi, una cosa cosi` evidente: che si tratta di un libro puramente sumatraistico, dove l’Italia ha preso il ruolo poetico della Sumatra.[4]

Riassumendo, vorremmo dire che sia lo scarso interesse della critica per questo libro di Crnjanski, che l’impressione di una certa ripetitivita`e circolarita`, o chiusura che si voglia, trovata nei due saggi, testimoniano, a nostro avviso, di una una particolare resistenza che nei confronti del lettore mostra il libro di Crnjanski. L’impressione che si ha a che fare con un testo quasi ermetico, compresso, in ogni caso di non facile lettura, deriva per lo piu` dalla struttura del libro stesso che Crnjanski ha ideato e costruito in una maniera del tutto singolare.Altrove ce ne siamo occupati piu` in esteso; qui ci limitiamo a illustrare solo alcuni punti conclusivi.

L’Amore in Toscana e` una particolare avventura letteraria di Miloš Crnjanski, un esperimento, dove egli sull’onda dell’entusiasmo espressionista, con una forte carica programmatica, conscio della grande importanza della missione letteraria e culturale di cui, nell’ambito del modernismo serbo del primo dopoguerra, era uno dei protagonisti, ha cercato di impadronirsi di quel genere letterario, di sottometterlo ai propri impulsi lirici, di trasformarlo. eventualmente, in un libro di viaggi espressionista; in quel caso la dimensione documentaria del testo, essenziale in quel genere letterario, andava allo stesso tempo conservata e superata.

Sull’esempio dei capitoli di Pisa e di Siena abbiamo poi analizzato i caratteri principali della struttura. Lo stesso Crnjanski ce ne fa capire la particolarita`: "Se uno prende la mia Italia", dice in un’intervista, "finira` male se intende viaggiare secondo quella"[5]. Ricostruendo il suo itinerario toscano uno ha l’impressione non di un viaggio sistematico, ma di un vagabondare, andare senza meta, disorientato e incantato. Questa impressione si riproduce nel testo al livello della struttura: si tratta di una struttura diffusa, costruita su un continuo gioco di molti elementi contrapposti; non c’e` un vero inizio, una parte centrale, una fine. Per comprendere meglio il modo in cui Crnjanski vede l’Italia e la sua cultura, e in cui realizza la struttura del testo. ci e` sembrato opportuno fare alcune analogie tra i principi e i procedimenti della pittura d’avanguardia contemporanea e Crnjanski dell’Amore in Toscana. Cosi` nel saggio di Giorgio De Chirico Sull’arte metafisica, nei saggi di Vasily Kandinski Punto e linea nello spazio e Conferenza di Colonia abbiamo trovato alcuni spunti molto suggestivi che ci hanno aiutato a ipotizzare che la struttura del capitolo di Pisa, per esempio, sia organizzta piu` come in un opera pittorica che come in un testo letterario comune, cioe` non come un susseguirsi dei fatti nel tempo della scrittura/lettura, non come successione di fasi, tappe, sequenze, ma, tendenzialmente, come una presenza simultanea dei piani disposti nello spazio in rapporto davanti-dietro, superficie-profondita`. Una struttura fatta in questa maniera ha permesso a Crnjanski di realizzare un intrecciarsi continuo e intenso di una moltitudine impressionante di fatti, associazioni, identificazioni, immagini, suggestioni musicali ecc; come se avesse voluto costringere il lettore ad una esperienza simultanea di tutto il testo nel suo insieme, in tutte le dimensioni (immagine, suono, significato) e in tutte le direzioni (il punto presente, il testo precedente e quello imminente). Non c’e` da stupirsi poi che l’enorme energia spirituale, emotiva, creativa in genere, investita da Crnjanski, richiedesse una lettura ugualmente impegnata, in ogni caso non comune.

Tornando alla polemica citiamo le parole di Crnjanski in cui esprime il proprio dubbio circa la completa lettura del suo libro da parte di Marko Car: "Tutto il suo procedimento e` stato piuttosto breve con quel mio testo"; e ancora: "constato che non ha dedicato affatto la sua attenzione alle alle altre parti del testo (Assisi, San Gimignano, Pisa, – 70 pagine in tutto)"[6].

E` probabile che Marko Car abbia fatto una lettura non completa, superficiale e sbrigativa, del testo di Crnjanski, parte per la sua posizione dell’arbitro intangibile nelle cose letterarie e culturali (non si aspettava una reazione cosi violenta da parte di Cranjanski, ne` di dover pubblicare la recensione); parte, anche, per il descritto carattere ermetico del libro di Crnjanski. Leggendo la sua recensione negativa gia` all’inizio registriamo una sua forte perplessita`:

E poi, il signor Crnjanski ha uno strano modo di scrivere. Sara` moderno, ma e` oltre modo vuoto! L’impressionismo indigerito, la cinematografia a tutta velocita`, le associazioni impossibili. In una parola, egli come scrittore al primo posto non pone la disciplina e la bellezza bensi` la scapigliatura e il caos.[7]

Sicuro di se, fiducioso della propria riputazione di erudita e di esperto in materia della cultura italiana, Marko Car ha cercato di documentare il suo giudizio generalmente negativo dell’ Amore in Toscana con alcuni presunti errori di erudizione commessi da Crnjanski. Si e` arrivati cosi` allo scontro di due concezioni della cultura e della letteratura, allo scontro di due generazioni. Ne possiamo anticipare una conseguenza molto significativa: finita la polemica, Marko Car, che fino a quel momento si sentiva in grado di poter segure con successo tutti gli avvenimenti culturali e letterari dell’epoca, si presentava, a chi avesse letto l’ultima sua risposta, come una persona disorientata, perplessa, rassegnata: avra` sentito che dopo l’esperienza della prima guerra mondiale le differenze generazionali erano molto maggiori di quanto egli avesse potuto immaginare: non solo, ma che anche i fatti, i dati, non erano piu` come prima, come se avessero assunto altri caratteri, altri valori?

In risposta alla recensione negativa pubblicata Miloš Crnjanski gia` nel titolo mostra una veemenza insolita: "Perche faro` causa al signor Marko Car ed alla redazione letteraria della SKZ?". "Lo faro`", dice, "per avermi calunniato" e continua: "e` l’ultimo momento per far cessare, anche da noi, ogni possibilita` di annullare il lavoro faticoso dello scrittore disprezzando il suo impegno, che significa un volontario i coscente abuso della cosidetta critica letteraria"[8]. Vediamo che Crnjanski qui si fa il portavoce di tutta la sua generazione, di tutta l’area culturale (dice "anche da noi, in riferimento all’Europa). Cita, in seguito, non senza una certa cattiveria, il brano di un testo critico di Marko Car scritto, anni fa, con uno stile rettilineo, scolastico, pieno di metafore banali, volendo squalificarlo presso i lettori e illustrare la distanza incolmabile che esiste fra i loro modi di scrivere: "Credo che per me sarebbe stato inutile polemizzare con Marko Car sul mio modo di scrivere", dice Crnjanski. Cosi` apparentemente la polemica sulla nuova poetica di Crnjanski e` stata interrotta prima ancora di cominciare. "Quello invece di cui intendo parlare in pubblico con Marko Car, e come", prosegue Crnjanski, "sono i fatti che il signor recensore ha esposto contro la mia opera e che la redazione letteraria ha approvato con grande maggioranza".

Siamo in quel punto della polemica quando Miloš Crnjanski, come e` stato detto, si lascia sfuggire l’occasione di diffendere la sua nuova poetica.

Noi, pero, siamo del parere che all’autore dell’Amore in Toscana non sia sfuggito niente e che abbia diffeso la propria poetica nell’unico modo possibile in quella circostanza, che l’abbia cioe` diffesa proprio nella parte contestata: quella che riguardava i fatti di cultura, erudizione, letteratura. Era impensabile, in altre parole, una risposta diversa in cui Crnjanski avrebbe trascurato l’importanza dei fatti (denunciando cosi` la propria incompetenza) per deviare il discorso direttamente sulla nuova poetica, sul suo sumatraismo lirico ecc.

Marko Car ha commentato nella polemica solo la minima parte del grande materiale documentario (fatti, dati, notizie, nomi, fenomeni) che Crnjanski usa nel testo. Gli rimprovera, tra l’altro, di aver detto che la Cattedrale di Siena assomiglia alle terme di Pompei, ingigantite. La comparazione di Cranjanski viene giudicata da Car "un puro prodotto della sua immaginazione paradossale". Subito dopo gli rimprovera un’ altra comparazione, sempre del santuario senese: "Dire", leggiamo, "per esempio, che la Cattedrale di Siena sembra un sarcofago cristiano, ma dalla mano araba, significa semplicemente non sapere nulla su cosa fosse un sarcofago dei primi tempi della critianita`, e avere inoltre idee molto strane sull’arte araba"[9].

Nella risposta Crnjanski si diffende dalle obiezioni e scopre, allo stesso tempo, alcuni procedimenti tipici della sua poetica. "Quella frase", spiega, " l’ho scritta impressionato dalla luce, dal marmo multicolore, dai muri, dai mosaici del pavimento, tutto per decrivere l’interno della chiesa di Siena". E` evidente che con questa spiegazione siamo gia`nel pieno della sua visione poetica, tutta interiore, della Cattedrale.

Nel difendere l’altra comparazione, quella della Cattedrale come sarcofago cristiano, Crnjanski chiama in causa le autorita` in materia della storia dell’arte italiana e dice: "E` stato uno scienziato, un membro dell’Istituto, Muntz, a scrivere che la chiesa di Siena per il suo marmo bianco e nero sembra un catafalco ecc." svelando anche l’origine della propria impressione; ecco di nuovo il testo originale: "La cattedrale, una delle piu` famose del mondo, di marmo bianco e nero, con il suo gotico strano e patetico, sembra un sarcofago cristiano, ma fatto dalla mano araba"[10].

Il libro di Eugenio Muntz Firenze e la Toscana (ed. it. del 1889) venne usata da Crnjanski anche in altre occasioni; abbiamo dimostrato altrove che alcune visioni dei monumenti pisani la loro origine documentaria hanno avuto proprio nel libro di Munz (l’esempio piu` caratteristico riguarda la chiesa della Santa Maria della Spina e il Duomo)[11].

Per giustificare, invece, l’uso dell’aggettivo "arabo" in riferimento alla Cattedrale di Siena, Crnjanski chiama in causa non solo il libro di Munz, ma anche altri nomi importanti come quello del famoso storico dell’arte italiana Adolfo Venturi, dello storico dell’arte tedesco Wilhelm Bode ecc. che hanno scritto degli influssi arabi nell’arte italiana.

Tanti nomi di studiosi, di scrittori delle cose italiane presenti sia nella polemica che nel libro di viaggi di Crnjanski non sono, come potrebbe sembrare, una posa, un atto di vanto; sono, al contrario il frutto della sua profonda convinzione che la trasformazione lirica del materiale documentario andava sviluppata non in modo arbitrario ma entro i limiti determinati dai risultati recenti della storia dell’arte competente e seria ecc. A Crnjanski premeva molto di conservare la solidita` della base documentaria, dei fatti, in un testo per altro eminentemente lirico, suggestivo, fluido. Percio` nella polemica con Car mostra di aver voluto impedire che il suo libro della Toscana venisse considerato come una pura effusione lirica, come una fantasticheria, come frutto esclusivo della sua ricca immaginazione; e dall’altra parte, convincere che la sua scrittura soggettiva e visionaria com’era potesse essere allo stesso tempo l’espressione di una sua esperienza viva e vera della cultura e della civilta` italiana

Indagando appunto in quelli strati dell’Amore in Toscana, abbiamo scoperto, ad esempio, che Crnjanski per comporre la storia di Cecco Angiolieri nel capitolo di Siena ha sapientemente utilizzato il saggio di Alessandro d’Ancona, rinomato storico della letteratura italiana di orientamento positivista; che, in seguito, le proprie conoscenze dell’ epoca di Angiolieri ha completato leggendo vechie cronache di Siena. Va sottolineato a questo proposito un aspetto forse non di primo ordine ma importante del libro di Crnjanski: il merito di d’Ancona, il cui saggio era del 1912, e` stato quello di aver salvato dall’oblio la grande figura di Cecco Angiolieri; includendone poi una storia nel suo testo di Siena, solo qualche anno piu` tardi, Crnjanski anche al pubblico serbo creo` la possibilita` di conoscere il poeta toscano. Il caso di Angiolieri non e` isolato, ce ne sono altri e di questa circostanza bisogna tener conto quando si parla dell’Amore in Toscana.

Abbiamo poi scoperto che per scrivere la storia dell’assedio fiornetino di Siena del 1555, Miloš Crnjanski si e` servito, tra l’altro, di due grossi volumi di storia: della cronaca di Alessandro Sozzini (Diario delle cose avvenute in Siena dal 20 luglio 1550 al 28 giugno del 1555) e dei Commentaires del francese Blaise Monluc, uno dei protagonisti dell’avvenimento.

Nell’Amore in Toscana, come dice lo stesso Crnjanski polemizzando con Car, "tutto e` tagliente perche vissuto"[12], ma non per questo viene a mancare la solidita` della base documentaria. Per dare un esempio, ecco la frase del libro che introduce la storia della guerra tra Firenze e Siena: "A Siena impicarono i due deputati fiorentini, poi li decapitarono, squartarono e buttarono giu` dalle mura"[13]. Nella cronaca di Sozzini, che conta quasi 400 pagine Crnjanski ha trovato questo brano:

Il di` detto furno appicati alle finestre del palazzo pubblico per li piedi li due prigioni gia` condennati ad essere strascinati a coda di cavallo, e sterno cosi` per spazio di mezz’ora. Furno calati e strascinati fino a mezzo la piazza, poi furno decapitati e squartati, e furno messe le teste e i quarti alle trincere della Cittadella.[14]

Simili casi abbiamo riscontrato nella storia del pittore Bazzi (detto il Sodoma), di Santa Caterina ecc. Tra i libri della Facolta` di filologia di Belgrado abbiamo trovato proprio l’esemplare delle Lettere di Santa Caterina, curate da Tommaseo, con annotazioni dello stesso Crnjanski accanto al testo. Abbiamo potuto cosi` ricostruire la composizione della storia di Caterina che fa parte del capitolo di Siena; Crnjanski aveva preso la lettera che descrive il destino di Nicola Tuldo, traducendone alcuni passi e combinandoli con alcuni altri del racconto di Anatole France, La Mystere du sang di contenuto analogo ecc.

Dal materiale documentario dei capitoli di Pisa e di Siena abbiamo ricavato e ricostruito solo una piccola parte di quel lavoro preparatorio veramente impressionante di Crnjanski (fatto di letture, ricreche, anche di tipo archivistico, riflessioni ecc) che a nostro avviso rappresenta una componente inseparabile della sua poetica.

La frase di Crnjanski che piu` di tutte le altre provoco` la disapprovvazione di Car fu quella dove fece il nome di Vittorio Alfieri:

In un brano del suo scritto di Siena Crnjanski constata che nelle cittadine italiane non c’e` piu` quella vivacita` e quella finezza dei tempi di Stendhal, e nota che "sotto le tragedie alfieriane batte ancora il cuore delle vecchie e famose cittadine italiane".

Sotto le tragedie alfieriane? Ma non e` possibile! Ma questo, signor Crnjanski, significa non saper proprio niente del contenuto delle tragedie alfieriane in cui non c’e` nessuna traccia di quella, come dire, Italia prerivoluzionaria. Vittorio Alfieri, odiatore del potere straniero i di tutte le tirannie, metteva sulle scene quasi sempre i personaggi eroici della mitologia greca e romana, e a chi poi verrebbe in mente di cercare nelle sue tragedie le impressioni del Risorgimento italiano?[15]

Al tono trionfalistico dell’avversario Crnjanski oppose un spiegazione piuttosto lunga e dettagliata in cui dice prima una cosa molto significativa: "Sotto e non nelle tragedie alfieriane e` stato stampato che batte il cuore" ecc. Ancora una volta Crnjanski ci rinvia al principio chiave della propria poetica: lo potremmo definire quale la ricerca della multidimensionalita` di un fatto di cultura, di un opera d’arte; spiega, in seguito, il senso della frase citata:

`

Ecco perche`: viaggiando per la Toscana mi sono convinto che quelle cittadine all’inizio dell’Ottocento si erano svegliate proprio grazie alle letture e alle rappresentazioni tetrali delle tragedie di Alfieri; quando uno poi le rilegge o le rivede puo` sentire come erano prima i loro pensieri, i loro sentimenti, come il loro cuore batteva...

Dopo di che Crnjanski cita alcune edizioni delle tragedie, alcune dediche dello stesso Alfieri, tra cui quella al "popolo italiano futuro" e poi prosegue:

Il proprio lavoro letterario (Alfieri) vedeva come un mezzo della sua volonta` politica. Non ha scritto per l’antichita` ma per quell’ Italia che Stedhal aveva attraversato. Poco importa se Alfieri quell’Italia non ha visto che per breve tempo (mori` nel 1803). Io qui non parlo di lui, ma parlo delle tragedie che proprio negli anni successivi riempivano i teatri e i salotti di quelle cittadine dell’epoca di Stedhal. Il loro cuore batte` sotto quelle tragedie, il loro cuore batte ancora sotto quelle tragedie. ...[16]

La diffesa della sua frase alieriana Crnjanski chide citando le parole di Vincenzo Gioberti scritte nella prefazione della Virginia: "che quelle tragedie furono lette, rilette, recitate, applaudite agli inizi dell’Ottocento anche tra sarti e fornai, e nelle botteghe dove infiammavano l’ardore patriottico e cosi via.

La ricostruzione precisa, ispirata alla visione romantica di Alfieri e delle sue tragedie, ha quasi capovolto il corso della polemica. Una frase che nell’interpretazione di Car era diventata una dimostrazione evidente dell’ignoranza e dell’arbitrarieta` di Crnjanski, diventa, dopo la spiegazione del suo autore una espressione condensata che sotto l’apparente indeterminatezza celava, per dire cosi`, veri e propri grappoli di nozioni, di dati, di conoscenze reali. Ci siamo avvicinati all’idea di una straodinaria ricchezza non solo poetica ma anche culturale che originariamente esisteva nella coscienza di Crnjanski al momento della stesura del libro. E` proprio quella dimensione originaria che l’autore diffende nella polemica con Marko Car. In altre parole, la polemica ci fornisce proprio una chiave, certo non l’unica, di lettura dell’Amore in Toscana: una lettura, dunque, non esclusivamente come visione lirica e personale dell’Italia, ma accompagnata sempre da una finalita` culturale e quasi educativa che, ricordiamo, faceva parte integrante della missione letteraria di quel periodo il cui protagonista piu` importante e` stato Miloš Crnjanski.

Verso la fine della polemica Crnjanski ribadisce la sua posizione: "Qui non si tratta", dice, " delle nostre fantasticherie poetiche" e "quel caso avra` delle conseguenze e portera` qualche bene allo sviluppo della nostra letteratura"[17].

Una conferma particolare della nostra idea sulla natura originaria del libro di Crnjanski possiamo trovare anche in alcune ormai famose sequenze liriche che dominano l’Amore in Toscana; anche in quelle cioe` e` possibile rintracciare quella motivazione esteriore e programmatica del testo sulla Toscana; eccone un esempio:

E solo qui, a Siena, pensai che della sua mansuetudine e della mia tristezza, passata, posso creare una espressione nuova e solenne del mio paese, come da tempo non ci fu, il fruscio e la polvere della scrittura, e la certezza delle possibilita` torbide con la terra nostra e con la morte. Non mi obbligano le vecche forme e gli scrupoli, le foreste azzurre serbe s’intravvedono appena. Polvere e acqua, aria e luce formano il paese dove vivo. Me stesso accostero` alla primavera, appoggero` le spalle a Srem fatto di amarene e di ciliege e, invisibilmente, ne` lodato ne` deriso, col mio corpo, esausto, congiungero` fango ed erbe, colline e nuvole, e soffiero` dopo come si soffia su una foglia d’autunno. Il mondo e` leggero, io un popolo voglio creare. L’aria mi circonda dappertutto.[18]

Nel tono lirico predominante del brano e` comunque possibile scrogere una dimensione programmatica: a Siena, in Italia, cioe` in contatto con una terra nobilitata da una cultura plurisecolare Crnjanski come dice egli stesso "vuole creare una espressione nuova e solenne del suo paese per farlo risplendere di uguale nobilta` della creazione. Avvicinare la Toscana alla Serbia, Siena a Srem di Crnjanski, non significa soltanto che nel mondo tutto e` collegato, secondo un’idea poetica particolarmente cara a lui; il significato ne va oltre e permette di definire l’Amore in Toscana come un singolare contributo all’avvicinamento delle due culture.

Le parole "invisibilmente, ne` lodato, ne deriso" che nel brano riportato Crnjanski dice di se stesso, troviamo, quasi uguali, in un altra pagina del suo libro dette del famoso pittore senese Ambrogio Lorenzetti; che, appunto, "invisibilmente, non lodato da nessuno" dipinse, dice Crnjanski, un vero paradiso, i paesaggi senesi in fiore (riferito all’Allegoria del Buon Governo). L’identificazione inconscia di Crnjanski con il pittore senese ci permette di ritornare alla nostra idea della struttura tendenzialmente pittorica del libro di Crnjanski. Il dipinto di Lorenzetti allo spettatore offre la possibilita` di guardarlo tutto nel suo insieme, simultaneamente, godendo dei paesaggi, del cielo, dei colori; ma anche di scorrerci sopra, per vederne i particolari e conoscere da vicino il tempo passato: di scena in scena, dal mercante che sta davanti alla casa, al contadino e il suo bestiame. Miloš Crnjanski ha strutturato il suo libro di viaggi di modo che il lettore puo` gustarne i passi lirici, veri e propri vortici di lirismo musicale, singolarissimi nella letterautura serba; ma puo`, dall’altra parte, conoscere l’Italia e la sua civilta`: da Cecco Angiolieri, da Sodoma, da Santa Caterina, alla battaglia di Montaperti, e alle gare ciclistiche dei primi decenni del XX secolo; ne riportiamo una immagine pariticlorarmente suggestiva:

La citta urlando accoglieva il corridore, pallido, impolverato, in bicicletta, dai capelli umidi e dal viso esausto, che si precipitave fra gli applausi, i fiori e i baci della massa. Vinceva l’ottavo anno di seguito, ogni primavera, e il suo nome echeggiava per tutta la Toscana in fiore, vittorioso: Girardengo, Girardengo.[19]

Pubblicando il libro delle sue poesie (Lirika Itake) Miloš Crnjanski fece una cosa insolita: ogni poesia accompagno` di un ampio commento che ricostruiva il suo stato d’animo e le circostanze biografiche in cui la poesia e` nata. Noi, anche per dare un fine pratico al nostro lavoro, proponiamo di fare lo stesso per l’Amore in Toscana, di prepararne cioe` un’edizione ampiamente commentata per cercare di ricuperare almeno in parte la ricchezza originaria di quella singolare esperienza umana e letteraria di Miloš Crnjanski.

***

  1. Milan Bogdanović, Slučaj M. Crnjanski-M. Car, "Srpski književni glasnik", Beograd, 1929, br. 4. str. 310.
  2. Olga Stuparević, Rasprava o putopisu Crnjanskog Ljubav u Toskani, in Miloš Crnjanski (raccolta di studi), Institut za književnost i umetnost, Belgrado, 1966, 248.
  3. Marko Nedić, Putopisna proza Miloša Crnjanskog, In Miloš Crnjanski (raccolta di studi), Institut za književnost i uetnost, Belgrado, 1972, 294.
  4. O. Stuparević, op.cit.,. 246
  5. Miloš Crnjanski, Ispunio sam svoju sudbinu, BIGZ-SKZ-Narodna knjiga, Belgrado, 1992, 268.
  6. M. Crnjanski, Zašto ću tužiti sudu g. Marka Cara i Književni Odbor Srpske književne zadruge, "Vreme", Belgrado, 1929, n. 20 II, p. 4.
  7. Marko Car, Referat Marka Cara, "Vreme", 14 II, 6.
  8. M. Crnjanski, Zašto ću tužiti..., 4.
  9. M. Car, Referat, 6.
  10. M. Crnjanski, Zašto ću tužiti..., 4.
  11. Željko Đurić, Susret pesničkih svetova, Vizartis, Belgrado 1997.
  12. M. Crnjanski, Zašto ću tužiti..., 4.
  13. M. Crnjanski, Ljubav u Toskani, In Putopisi, Prosveta, Matica srpska, Mladost, svjetlost, Belgrado 1966, 111.
  14. Alessandro Sozzini, Diario delle cose avvenute in Siena dal 20 luglio 1550 al 28 giugno 1555, Árchivio storico italiano", tomo II, Gio.Pietro Viesseux editore, Firenze 1842, 385.
  15. M. Car, Referat..., 6.
  16. M. Crnjanski, Zašto ću tužiti..., 4.
  17. M. Crnjanski, Le petit comte, 8 II, 4.
  18. M. Crnjanski, ljubav u Toskani, 128
  19. Idem, 83-84